LA FARFALLETTA di L. Sailer
La vispa Teresa
avea tra l’erbetta
a volo sorpresa
gentil farfalletta;
e tutta giuliva
stringendola viva,
grida a distesa:
“L’ho presa! L’ho presa!”
A lei supplicando
afflitta gridò:
“Vivendo volando,
che male ti fo?
Tu sì mi fai male
stringendomi l’ale!
Dhe, lasciami! Anch’io
son figlia di Dio “.
Teresa pentita
allenta le dita:
“Va’, torna all’erbetta,
gentil farfalletta “.
Confusa, pentita,
Teresa arrossì,
dischiuse le dita
e quella fuggì.
TOPOLINO TOPOLETTO
Topolino, Topoletto zum pa pa
è caduto giù dal letto zum pa pa
e la mamma poveretta zum pa pa
gli ha tirato la scopetta zum pa pa
Corri corri dalla nonna zum pa pa
gli ha tirato la colonna zum pa pa
corri corri dal nonnino zum pa pa
gli ha tirato dietro il vino zum pa pa
corri corri in ospedale zum pa pa
gli hanno detto: -Buon Natale!- zum pa pa
corri corri in farmacia zum pa pa
gli hanno detto: -Pussa via!- zum pa pa
corri corri dalla sorella zum pa pa
gli ha tirato la scodella zum pa pa
(ALTRA VERSIONE)
Corri, corri all'ospedale, zum pa pa
l'ospedale era chiuso; zum pa pa
corri, corri in farmacia, zum pa pa
la farmacia era aperta zum pa pa
e gli han messo una fascetta zum pa pa
lunga come una scopetta. zum pa pa
Così finisce la storietta, zum pa pa
E ritorna alla casetta zum pa pa
Topolino Topoletto zum pa pa
CANZONE DELLE SETTE STREGHE
Vieni, vieni in mezzo al bosco,
sette streghe io conosco
vivono in una casina
tutta zucchero e farina.
Ma la strega Pimpinella
si nasconde nella scodella
ma la strega Pimpinella
si nasconde nella scodella (rit.).
Vieni mano nella mano,
camminiamo piano, piano
troveremo una casina
tutta zucchero e farina.
Ma la strega Pimpinella…
C'è una strega grassa, grassa,
rompe tutto quando passa;
ce n'è una senza denti,
quando mangia non la senti.
Ma la strega Pimpinella…
Ce n'è una vanitosa
che sta tutto il giorno in posa;
Ce n'è una molto bella
che prepara la ciambella.
Ma la strega Pimpinella …
Ce n'è una magrolina
che si alza la mattina
per svegliar le sue sorelle
con un piatto di frittelle
Ma la strega Pimpinella…
QUASST L È AL DÌD MANLÈN (in dialetto modenese)
Quasst l è al dìd manlèn [questo è il dito mignolo],
quasst l è al dìd dl anèl [questo è il dito dell’anello],
quasst l è al dìd dal didèl [questo è il dito del ditale],
quasst l è al dìd dl’agaccia [questo è il dito dell’ago]]
e quasst l è al dìd scuzza pòllsa [e questo è il dito schiccia pulci]
LA MANENNA MATA (in dialetto bolognese)
La manènna mata [la manina matta]
La pèccia chi la cata [la picchia chi la trova],
La cata al so padran [la trova il suo padrone]:
Punf! la i dà un bèl scupazan [le dà un bel sculaccione]!
STELLA STELLINA
Stella Stellina
A’ nott s’avvicina
A’ fiamm traballa
A’ mucc è n’ta stalla
A’ mucc e o’ vitellin
A’ pecor e l’agnell
A’ chioccia e o’ pullicin
A’ vatt e o’ vattill
A’ capr e o’ caprett
A mamm e o’ bimbett
Ognun ten a’ soie e’ mamm
E tutti fann a’ nann.
MICHELACCIO di Giovanni Arpino
Voglia di lavorar saltami addosso
però non consumarmi fino all’osso
Voglia di lavorar saltami in testa
ma moltiplicami i giorni della festa
Voglia di lavorar saltami in braccio
ma non ridurmi mai come uno straccio
Voglia di lavorar saltami al collo
ma non spennarmi nudo come un pollo
Voglia di lavorar saltami al naso
però di rado, però quasi per caso
Voglia di lavorar saltami agli occhi
ma non strapparmi in mille e mille tocchi
Voglia di lavorar non starmi intorno
lasciami dormire tutto il giorno
Voglia di lavorar batti il martello
ma non chiedere aiuto al mio cervello
Voglia di lavorar, cara signora
Ho avuto gran pazienza sino ad ora
Voglia di lavorar non s’ offenda
mi lasci solo con la mia merenda…
Che posso farci se io son nato stanco,
pigro, tranquillo, e subito mi sfianco?
Mi chiaman Michelaccio, perché dormo
Seduto e in piedi, sera notte e giorno.
Quando mi corico sogno difilato
Ventitremila sogni colorati.
Non corro, io, non faccio.Non mi muovo.
Non cerco. Non mi agito. Non trovo.
Son milioni le gambe a questo mondo
che corrono in tremendo girotondo:
le vedo e dico: e se cascano in un fosso?
Voglia di lavorar saltami
addosso…
LA SCELTA DEL MESTIERE di Lina Schwarz
“ho da scegliermi un mestiere”,
pensa Pietro tutto il giorno.
“Se facessi il panettiere?
Oh , ma scotta troppo il forno!...
Se facessi il muratore?
Ma il mestiere è tanto duro!
Forse forse il minatore…
Ma star sempre giù all’oscuro!
Potrei fare l’imbianchino…
E se piglio il torcicollo?
Mi farò spazzacamino!
E se il tetto mi dà un crollo?
Ho da fare il macellaio?
Bè!quel sangue mi fa orror!
O se andassi marinaio?
Ma del mare ho un tal terror! ...
Così Piero tutto il giorno,
per cercar la professione
se ne va girando intorno
sfaccendato e bighellone.
Cerca cerca , il tempo passa…
nulla impara e nulla sa,
e se in ozio ora s’ingrassa,
come mai la finirà?
I LUOGHI DEI MESTIERI di Gianni Rodari
Filastrocca di sotto in su
per l'omino della gru.
Sotto terra va il minatore,
dove è buio a tutte le ore;
lo spazzino va giù nel tombino,
sulla terra sta il contadino,
in cima ai pali l'elettricista,
gode già una bella vista,
il muratore va sui tetti
e vede tutti piccoletti...
ma più in alto, lassù lassù,
c'è l'omino della gru:
cielo a sinistra, cielo a destra,
e non gli gira mai la testa.
IL DECALOGO DEI BAMBINI di Regina Laudi
1° Non toccar coi ditini
forbici, temperini
e simili istrumenti
offensivi e taglienti.
2° Non assaggiar mai niente
senza debitamente
aver prima ottenuto
il permesso dovuto.
3° Non mangiar senza fame,
e moderar le brame
d’un palato, un tantino
avido e birichino.
4° Non andar presso al foco.
5° Non fare il brutto gioco
di accendere zolfanelli.
6° Non montar su sgabelli,
sedie, sofà, poltrone.
7° Non guardar dal balcone.
8° Non correr come pazzi.
9° Non far troppi schiamazzi.
10° Eseguire obbedienti
questi comandamenti.
PIERINO PORCOSPINO di Heinrich Hoffman
Oh che schifo quel bambino!
È Pirino il Porcospino.
Egli ha l’ unghie smisurate
Che non furon mai tagliate ;
I capelli sulla testa
Egli han formata una foresta
Densa , sporca , puzzolente .
Dice a lui tutta la gente ;
“Oh che schifo quel bamibino !
È Pierinoporcospino “.
ESSERE BAMBINI È BELLO? Di Susanne Kilian
Fai questo! Fai quello!
Lascia stare tuo fratello!
Ma ci vedi?!
Solleva i piedi!
Tieni drittta la schiena!
Dio mio! Fai proprio pena!
Non ti ingozzare!
Smetti di cantare!
Ti mollo un ceffone!
Mi fai ammattire!
Stai sempre a dormire!
Portami da bere!
Questo è da vedere!
Non ti sporcare!
Ti devi arrangiare!
Fammi spazio!
Sei uno strazio!
E smetti di tirar su!
Non ti sopporto proprio più!
Guarda lui com’è buono!
Basta con questo frastuono!
Essere bambini è bello?
Macchè! è solo un pesante
fardello.
CIOCCOLATA
Cioccolata
Zuccherata
Mandorlata
Nocciolata
Odorosa
Profumata
Saporita
Poi salata
E condita
La frittata
Fatta come
La marmellata
Di parole
Chi ne vuole?
LA SETTIMANA di Gianni Rodari
Il lunedi promette,
il martedi si mette.
Mercoledi s’ arresta,
il giovedi fa festa,
il venerdi è malato,
il sabato è inpegnato,
domenica passa il di
e sempre fa cosi.
LUNEDI' LUNNERA'
Lunedì lunnerà
Martedi' nu filaie
miercuri' perdette o fuso
giovedi' o trubaie
viernari' lavaie a faccia
sabato me pettinaie
dummeneca jette a messa.
TRENTA GIORNI
Trenta giorni ha novembre
con aprile giugno e settembre,
di ventotto ce n’é uno,
tutti gli altri
ne han trentuno.
MALATA di Shel Silverstein
“non posso andare a scuola stamattina”
Dice Cristina Maria Giulia Pina,
“in quanto ci ho il morbillo e gli orecchioni,
la febbre, il tifo e varie infiammazioni,
la tonsillite e,mi pare, un pidocchio,
poi non ci vedo più bene da un occhio.
Mi si è raggrinzita una tonsilla
e ho ventiquattro bolle di morbillo.
Anzi,no,mi corrego:ventisette
e poi ho la faccia color anisette.
Sotto l’occhio sinistro ho un segno blu;
e la gamba,non la sento,non c’è più.
Questo è un caso, miei signori, evidente
di influenza istantanea e incipiente!
L’anca mi duole appena,sorgo il mento,
l’ombelico mi pare in fermento,
la schiena è a pezzi, lo stinco non si muove,
ho fitte all’appendice quando piove.
Ci ho il naso freddo,ci ho l’alluce smorto,
il pollice è in uno stato distorto.
Ho il collo rigido, le labbra amare,
faccio persino fatica a parlare.
La lingua è tutta verde nella bocca,
sto perdendo i capelli ciocca a ciocca.
Ogni notte una vertebra s’incanta,
il mio termometro segna i quaranta,
ho la memoria e l’udito di un vecchio,
ho un buco all’interno dell’orecchio.
Ho il giradito,il cuor che …che dici?
Non ho capito,scusa,lo ridici?
Me lo ripeti…oggi, hai detto,è…festa?
Ciao, ciao! Vado a giocare con Ernesta!”
CHI MI FA RIDERE di G. Rodari
Datemi una zanzara in bicicletta,
un dromedario con in testa la bombetta,
un canguro che suona la cornetta,
un coniglio che mangia la sua erbetta
con coltello e forchetta,
un ragno con gli occhiali a stanghetta,
una lumaca che fuma la sigaretta.
Oppure non datemi niente
e invece ditemi qualcosa:
“Ho litigato con una rosa.
Ho mangiato una sedia e l’ ho trovata
troppo salata.
Al mio cappotto
piace il risotto.
Al mio tavolino
è spuntato un dente canino”.
Oppure non ditemi niente:
mostratemi invece
uno sciocco che si crede intelligente.
DUE OCHE DI OSTENDA
Due oche di Ostenda
In guanti e mutande
Pedalano in tandem
All’ombra dei dolmen
e In meno di un amen
imboccano il tunnel.
UNO DUE TRE
Uno due tre
la Peppina fa il caffè
fa il caffeè di cioccolata
la Peppina l’è mezza ma(t)ta
s’è ammalata di gran dolore
e ha chiamato il dottore
il dottore con le ciabatte
qui mi duole qui mi batte
qui mi sento una gran pena
signor dottore senza cena.
R IN AMORE E IN GUERRA
Son un fioRe
insieme al suo odoRe
che entRa nel cuoRe.
Se una sola R
cambia amaRsi
nell’ aRmaRsi,
le due eRRe
insieme cosa fanno?
Fanno la gueRRa.
E se il fine non è veRitieRo,
si RaffoRza nell’eRRoRe.
QuattRo saRebbeRo peR teRRoRizzaRe,
cinque invece iRRoReRebbeRo
quel bellissimo fioRe
che si chiama amoRe.
IL POVERO PINOCCHIO di Rossella Grenci e Antonio Spina (co aggiunte)
Il povero Pinocchio
Non ha proprio occhio:
è grave la disgrazia
eppure lui ringrazia
quei disgraziati,
di astuzia forgiati,
il gatto e la volpe
gravati di colpe.
Quando sorge il sole
il gruzzolo sarà una mole
garantiscono quattrini
tutti gratis i malandrini.
Che bel grattacapo
di legno avere il capo.
PER FAR DIVENTARE VERDI I SEMAFORI
Per far diventare verdi i semafori
Albero freddo di tutte le strade
La foglia rossa si stacca e poi cade
Arriva il vento che la disperde
E nasce la foglia verde.
CONOSCO UNA CHE AHIMÈ
Conosco una che ahimè
è nata proprio oggi ventitré
ma di gennaio dell'anno ottantuno:
chi è lei lo sa per caso qualcuno?
Per aiutarvi questo io vi dico
che porta lei un nome antico
ed un cognome che pare duro
ma lei è dolce ve lo assicuro.
Lorenzo impaziente lo suggerisce
ed Enna è il nome che preferisce:
proprio quello della città siciliana?!
Ciascuno domanda ed esclama.
E festeggiamo il suo compleanno
ma non facciamo con ciò alcun danno:
evviva i compleanni anche delle città
se valgono per abbuffarsi a sazietà.
E come in questi casi si conviene
diciamo allora in coro tutti insieme:
"Buon compleanno Enna! Auguri!"
...così di mangiar la torta siam sicuri
CONTRO LA LUNA STORTA
Apritevi tutte le finestre del cuore
Fuori da me scarabeo malumore
Bocca risata spalamca la porta
Drizzati luna storta!
CONTRO IL RAFFREDDORE
Tu raffreddore lumaca mocciosa
Portati via la tua scia appiccicosa
Soffiati il naso nel fazzoletto
Chiuditi rubinetto.
LA STORIA DEL BAMBINO CHE SI SUCCHIA I POLLICI di Heinrich Hoffman
Dice la mamma:”Mio buon Corrado,
Per pochi istanti io me ne vado,
Vo’ che tu sia studioso e buono,
Non far disordine, non far frastuono.
E guai se i pollici succhiar vorrai!
In modo orribile ten pentirai.
Tu non l’ aspetti, ma, di soppiatto,
Entrera’ il sarto tutto ad un tratto
Tagliera’ il pollice col forbicione,
Come se panno fosse o cartone”.
La mamma appena la soglia ha tocca,
Ed ecco il pollice e’ nella bocca!
S’ apre la porta ed il sartore
Entra a gran salti pien di furore.
Col forbicione, zig zag, recide
Al bimbo i pollici;il bimbo stride,
Ivan, che e’ il sarto se n’ è gia’ andato
Col forbicione insanguinato!
La mamma attonita e sbigottita
Vede Corrado senza due dita,
E quei due pollici, cosi’ tagliati,
Mai piu’ a Corrado sono rispuntati.
LA SCUOLA di Luigi Grossi
Comincia quando il gran caldo finisce,
quando il gran caldo comincia, finisce.
Se non hai capito cosa è,
ascolta bene me!
Tu conosci bene questa parola.
BABBO NATALE
C’è un ometto vestito di rosso
nella notte fatata sorride commosso.
E’ un omino davvero speciale,
ha un grande buzzo che sembra un guanciale.
Ha gli occhiali piccini che gli coprono il viso
quando ti vede ti fa sempre un sorriso.
E’ un ometto, un ometto speciale, qual'è il suo nome?
LA LOCOMOTIVA
A vapore un dì marciavoi vagoni trascinavo,
ora son veloce e luccicante
di persone ne porto tante.
La rotaia è la mia via
e se scappo è una follia.
Chi mi guida è un ferroviere
macchinista è il suo mestiere
APELLE FIGLIO D’APOLLO
Apelle figlio di Apollo
Fece una palla di pelle di pollo,
tutti i pesci vennero a galla
per vedere la palla
di pelle di pollo
fatta da Apelle figlio di apollo.
E IO CANTO LA CANTILENA
E io canto la cantilena
che la mia mamma mi insegnò.
Se ritardi non prendi il treno
e se fischi non puoi mangiar.
Passa il treno sulle rotaie,
sbuffa, fischia, se ne va,
entra dentro la galleria,
sbuffa, fischia, se ne va.
Vorrei essere quel treno,
correre come lui,
per vedere tutto il mondo,
ma è impossibile, lo so.
E io… (rip. a piacere)
FILASTROCCA DELLA LANA
Filastrocca della lana,
salta e gracida la rana,
vola e trilla l’uccellino,
corre e abbaia il cagnolino,
tesse tesse il buon ragnetto
la sua tela nel buchetto,
va sul fiore la farfalla,
l’anatroccolo sta a galla.
Filastrocca della lana,
la matassa si dipana,
il gomitolo si fa.
Guai se il gatto lo vedrà!
Ne farà un guazzabuglio,
verrà fuori un quarantotto
ed il filo sarà rotto.
Filastrocca lenta lenta,
la bambina si addormenta,
piano piano,piano piano,
con il filo stretto in mano.
SCIOGLILINGUA
Sopra la panca
La capra campa.
Sotto la panca
La capra crepa.
… IN DIALETTO MODENESE
Sa casc in una paciaruteina [se cado in una pozzanghera]
Mimpaciatunaroia [mi impozzanghero’]
A sou ande [sono andato],
Sou agnu’ [sono venuto],
A nun mi sou impaciarutu [Non mi sono impozzangherato]
